venerdì 16 dicembre 2011

Imu-Chiesa, si prende tempo

Sulla questione Imu-Chiesa si prende tempo. Dopo che da giorni il nodo è al centro del dibattito politico, dei talk-show, dei botta e risposta tra gli organi di stampa della Chiesa e quanti sostengono che la Chiesa non paga il dovuto, oggi l'aula della Camera ha bocciato due ordini del giorno dell'Idv e della Lega, che impegnavano il governo a imporre l'Imu sugli immobili commerciali della Chiesa, e ne ha accolto uno bipartisan Pd-Pdl che chiede di "definire" la questione degli edifici utilizzati parzialmente per fini commerciali, tenendo conto "del valore sociale delle attività" che alla Chiesa fanno capo. In altre parole, nessun intervento immediato, ma l'impegno a provvedimenti più ragionati, anche se dilazionati nel tempo. L'idea di fondo, che già aveva preso corpo tra i soggetti investiti della questione, è quella di studiare in maniera puntuale la materia, tutt'altro che uniforme, per arrivare a una definizione del testo di legge che non si presti a interpretazioni ambigue. Nella formulazione attuale, infatti, il permanere della locuzione "non esclusivamente commerciale" per indicare la tipologia di edifici esentata dal pagamento dell'Ici (che confluirà nell'Imu) si presta, secondo molti, a situazioni poco chiare. La platea dei soggetti esentati è variegata e non comprende solo realtà della Chiesa, ma anche il no profit 'laico' piuttosto che i circoli culturali. Il punto è che molte di queste attività hanno anche una faccia commerciale, che spesso, al di là della apparenze, è preminente rispetto a quella sociale. E questo vale anche per strutture che, benché gestite da congregazioni religiose e enti ecclesiastici, sono, per esempio, a tutti gli effetti alberghi. In questo caso l'esenzione non dovrebbe valere. E proprio le inchieste su esercizi di questo tipo hanno suscitato molto clamore. Certo, solo controlli capillari possono dire dove l'Ici viene regolarmente pagata e dove no. Proprio oggi Avvenire, giornale della Cei, ha pubblicato un ampio reportage che fotografa le situazioni regolari, dove, da Padova, a Rimini, a Firenze l'imposta dovuta è versata all'Erario. "Firenze, dalla Chiesa mezzo milione all'Ici" dice il titolo del servizio. E da Milano un vescovo 'di peso', come il card. Scola, ha risposto che "la Chiesa sta dando e lo fa da sempre" a chi lo ha interpellato sulla volontà della Chiesa di partecipare ai sacrifici chiesti al Paese dalla manovra. Recentemente anche alcuni sacerdoti sono usciti allo scoperto affermando di pagare l'Ici per gli edifici di pertinenza della loro parrocchia. E c'é stato nei giorni scorsi anche l'intervento del numero uno dei vescovi italiani, card.Angelo Bagnasco. Il porporato nella sua dichiarazione di una settimana fa ha detto che la Chiesa, "se ci sono punti da rivedere o da discutere, non ha pregiudiziali"; e che se qualcuno commette abusi, va punito, ma lo spirito della legge "é giusto". Parole che sono sì un'apertura, ma - è il sottinteso - non a modifiche affrettate o improvvisate. L'odg passato alla Camera chiede di "valutare l'opportunità di affrontare e definire, considerato il valore sociale delle attività svolte da una pluralità di enti 'no profit' e, tra questi, gli enti ecclesiastici, la questione relativa al pagamento dell'Imu sugli immobili parzialmente utilizzati a fini commerciali". Un orientamento che sembra in linea con le parole del card.Bagnasco. (fonte Ansa).

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